(Ideato da Cayo Delegati coordinatore del Servizio Formativo per l'Autonomia della Coop. C.H.V. Onlus Suzzara)
(scarica il PDF con il programma di SCONFINART 2011)
La scintilla. Quando ci siamo lasciati sedurre da questa sfida, sognavamo “un giardino di tutti per tutti”, un avamposto sociale nel bel mezzo della città, al cuore esatto della città, al centro del centro…. noi che di “centro” ce ne intendevamo sapendo perfettamente quanto certi “centri” (centro socio educativo, centro tossicodipendenza, centro psico sociale, centro diurno per anziani, centro alcolisti, ecc) avessero un destino geografico assolutamente imbrigliato alle periferie più solitarie. Allora quest’idea di guadagnarci un luogo meno artificiale e meno isolato in cui sentirsi bene (così come eravamo) insieme agli Altri (per quello che erano) sembrava solo una rivendicazione idealista, una provocazione progettuale tacciata da molti come il frutto malato della megalomania di qualche operatore egocentrico… Oggi ci permettiamo il lusso di riderci su senza timore di smentita, sono passati 14 anni e lo possiamo scrivere, nero su bianco, con la presunzione di aver contribuito a tessere le trame di una realtà autentica di cui siamo a pieno titolo protagonisti al pari dei nostri concittadini. Ci siamo conquistati nella sostanza un diritto di cittadinanza agli esordi inimmaginabile, ci siamo conquistati il diritto ad essere chiamati per nome, alle cose belle, alla stessa quotidianità degli altri, alla dignità…
Cosa è successo? Che abbiamo, giorno per giorno, anno per anno, composto un puzzle complesso e laborioso misurando e perfezionando le abilità residue dei nostri ragazzi con le nostre e le altri passioni, di giovani, anziani, artisti, stranieri dalle capacità produttive migliori. Così si è sviluppata un’ offerta di servizio pubblico che dai soli “disabili” si è spostata verso la comunità… Oggi parliamo di “Chi è dentro, è dentro… E chi è fuori?” come di un progetto multidimensionale dalle specifiche peculiarità sociali e culturali che ha il suo cuore pulsante nella gestione no-profit contemporanea di due grandi spazi pubblici (i giardini Gina Bianchi di Suzzara e il Parco Florida di Pegognaga); luoghi connotati da uno straordinario significato simbolico (l’ideale per promuovere cultura) e da un altrettanto fondamentale valore terapeutico e sociale, due spazi pubblici altrimenti destinati al disuso o all'uso privato a carattere esclusivamente commerciale. Dal 1998 dal 15 maggio al 15 settembre di ogni anno siamo là, al bar, a curare il verde, a cucinare o ad organizzare eventi, sempre più numerosi, sempre più “professionalmente” preparati, senza osservare un giorno solo di chiusura.
E’ inutile rimarcare come l’intero progetto ruoti attorno alla rassegna Sconfinart e al funzionamento nelle serate dei circa 18/20 concerti/eventi live, dei chioschi-bar e dell’area ristorante dell’Arena Spettacoli “Il Grande Cocomero”. Il contesto è clima caratterizzato fortemente da una cultura dell’accoglienza tesa a favorire l’incontro e lo scambio, l’interazione e la valorizzazione delle singole differenze. Principalmente grazie ad un inaspettato “passa-parola”, come già rimarcato in precedenza, negli ultimi anni si è potuto registrare un diffuso apprezzamento del progetto e delle varie iniziative proposte; alla base di questo “successo” progettuale, che ormai ha varcato definitivamente i confini provinciali, 1) da una parte indubbiamente la specificità degli eventi (gratuiti, di qualità e rappresentativi di un importante target culturale) 2) e dall’altra la caratteristica atmosfera sociale e culturale che da sempre connota i due contesti “affascinando” e attraendo una “clientela” sempre più variegata richiamando a sé un pubblico trasversale, replicando simbolicamente in questo le peculiarità del gruppo di gestione che coinvolge oltre agli operatori, persone con handicap e/o disagio mentale, adolescenti e giovani, anziani e cittadini di ogni età, ceto sociale, razza e religione.
Una comunità differente. Una comunità può fare la differenza, ma anche la “differenza” può fare una comunità; la può umanizzare, può promuovere energie collettive qualificate, generare significati e valori spendibili trasversalmente da molti, può coltivarne le spinte inclusive o essere travolta dalle semplicistiche ragioni dell’indifferenza. Il germe del “me ne frego, ho già i miei problemi” porta rapidamente alle pratiche dell’abbandono prima personale e poi istituzionale; servirebbe intuire che non funziona solo per le persone colpite da handicap gravi o da importanti disagi psicologici, basterebbe avere il coraggio di cogliere questa banale verità per comprendere quanto la fragilità sia condizione inevitabile di ogni essere umano, come la malattia, il dolore, il disorientamento…. Non ci vuole uno scienziato per affermare che si tratta di una di quelle questione che, prima o poi ci-riguarda da vicino, tutti… ! Poi, è ovvio, le dosi che rendono la fragilità umana accettabile o insopportabile sono elemento casuale e spesso ingovernabile. Certo da queste parti quel pizzico di fortuna che sarebbe auspicabile non sempre sposa l’evidenza, anzi le biografie, i fatti e le storie di vita da cui si sviluppa tutta la nostra narrazione sono obiettivamente tra le più complicate… Potrei dire anche “sfortunate” a testimonianza della tesi precedente, la cui bontà sta nel fatto che il discorso filerebbe comunque via liscio allo stesso modo. Tuttavia ciò che conta è che abbiamo imparato a considerare la fragilità un ingrediente prezioso e assai motivante… Sebbene fragili, non ci sentiamo affatto deboli. Ciò che conta è aver dimostrato che altro atteggiamento, altre risposte, altra umanità è possibile. La risposta non è nell’emarginazione, nello stigma, nell’espulsione dai circuiti della comunità, ma nell’allargare i confini della normalità, nell’assunzione di un ”noi” robusto e affascinante da contrapporre alla fragilità dei tanti “io”… Costa di meno, anche in termini economici…. inconfutabilmente funziona di più. Come faccio ad esserne così certo? Perché da queste parti ormai nessuno sente più il bisogno di luoghi separati, la stragrande maggioranza della gente ha abolito dal suo vocabolario la parola “esclusione”, nessuno ci immaginerebbe in un altrove diverso dai giardini, in un altro posto che non fosse dalla parte che conta del bancone… se tardiamo di qualche giorno la comunità ci cerca, chiede di noi, ci chiama per nome… si chiama “mancanza” e quando l si avverte vuol dire che c’è sentimento,… non è tutto, lo sappiamo perfettamente, ma credetemi, a queste latitudini è davvero molto.
I giovani. Il progetto ogni anno coinvolge attivamente nei mesi estivi dai 60 ai 70 ragazzi/studenti di età compresa tra i 14 e i 24 anni, considerando che dal 1998 ad oggi, in 12 anni di gestione C.h.v., sono passati circa 600 giovani che sperimentando la cultura del rispetto, dell'accoglienza e della solidarietà, senza le quali il gruppo non saprebbe essere efficiente e mantenere efficacia produttiva, rappresentano un valore aggiunto nella gestione delle attività produttive. I ragazzi, oltre che ad incontrarsi e a condividere da protagonisti con altri coetanei le attività del progetto, sono chiamati, nonostante la loro giovane età, ad un impegno individuale e collettivo e a misurarsi intimamente e costantemente con la "diversità", ma con la possibilità di poter contare sempre sul "supporto" di persone adulte (educatori), disponibili al confronto diretto e informale, anche in merito a problematiche personali.
Ancora su Sconfinart…. ha affermato il valore della differenza proprio a partire dalla qualità artistica di band/gruppi provenienti da ogni parte del mondo, col tempo è riuscito a instillare il germe della curiosità e della passione per generi musicali alquanto sconosciuti e comunque mai frequentati: musica etnica, jazz, canzone d'autore e popolare. In 10 anni il festival ha prodotto circa 200 eventi gratuiti (vedi elenco artisti allegato) per una partecipazione costante di pubblico sempre più numerosa e, grazie ad un crescente impatto artistico e culturale veicolato dal passaparola, negli ultimi anni sono molti coloro che ci raggiungono da fuori provincia (Verona Bologna, Brescia, Cremona, Reggio Emilia, Parma).
SCONFINART E FRESU50: Sconfinart quest’anno è gemellata oltre che con “Time in Jazz” di Berchidda con l’altro incredibile progetto di uno dei nostri più grandi sostenitori ed amici: Paolo Fresu. Infatto quest’anno Paolo, in occasione del suo cinquantesimo compleanno, si è profuso nella realizzazione di un tour da guinness dei primati “Fresu50”, progetto artistico e culturale senza pari, che dal 12 giugno al 31 luglio si concretizzerà in una sequenza di 50 eventi consecutivi gratuiti, uno differente dall’altro, che toccheranno i posti più impensabili della Sardegna, la sua terra, dando vita a situazioni ed emozioni davvero straordinarie che chiunque potrà seguire in diretta in streaming dal sito ufficiale del tour www.50fresu.it . Un progetto ispirato, come nella natura e nello stile di Paolo, non solo alla sublime genialità del suo linguaggio artistico, ma anche alle tematiche sociali della solidarietà ed ecologiche dello sviluppo sostenibile e del rispetto ambientale che da sempre gli stanno a cuore. Paolo, premiato per il suo impegno qualche mese da Amnesty International, ha fortemente voluto che fosse il nostro laboratorio di serigrafia “Tessuto Sociale” ad ideare e a stampare le magliette, le felpe, le canotte, i cappellini ufficiali del tour. Paolo ha personalmente curato con Edo e gli operatori della serigrafia disegni e slogan (Contorsuoni, Io s(u)ono così,) in perfetta sintonia con lo spirito di amicizia e professionalità che da sempre rende speciale la nostra amicizia. Ecco il messaggio che Paolo Fresu ha lasciato alle etichette dei materiali serigrafati per l’occasione.
L’amore è purissimo… e facilmente difficile. (una frase scritta da Alessio…) di Paolo Fresu
Ricordo ancora quella frase, stampata su una maglia color verde speranza e indossata da Ettore. E’ una delle tante sull’utopia ma anche sulla verità. Quella cruda che a volte emargina il diverso e quella utopica di chi crede che con le idee e con l’amore si possa cambiare il mondo. Era il 2005 ed è con questa frase che ho conosciuto Cayo, Ettore, il “Bicio”, Edo e tutti gli altri ragazzi e ragazze, uomini e donne della Cooperativa Sociale C.H.V. Da allora le nostre vite si sono incrociate ed è grazie a loro se oggi sono un po’ più ricco dentro. Perché attraverso i loro gesti semplici e discreti ho compreso che ci sono sempre buoni motivi per vivere e per far si che la musica non sia fatta solo di note. In una brochure del 2009 gli amici di Suzzara scrissero “ Ci piace immaginare che la normalità allargata di cui auspichiamo liberare i germi, un giorno possa stare laddove qualunque persona può esistere con gli Altri, attraverso un qualsiasi linguaggio comunicare di sé, potere di sé parlare e raccontare per differenze accettate e accettabili, costituirsi per singolarità seppur parziale e parziale condivisione” Siamo qui anche per questo.
Io s(u)ono così e voi ?
(scarica il PDF con il programma di SCONFINART 2011)