"La restituzione. perché si è rotto il patto fra le generazioni" è il libro di Francesco Stoppa che verrà presentato domani alle 17,30 nella sede del Sol.Co, in via Imre Nagy 32.
L'incontro (ingresso libero), organizzato da Sol.Co. Mantova e dalla cooperativa sociale Chv di Suzzara, sarà un'occasione di scambio con l'autore del volume, psicologo e psicoterapeuta che lavora al dipartimento di salute mentale di Pordenone. Interverranno per introdurre il dibattito e dialogare con l'autore: Marco Cerri (sociologo), Debora Bussolotti (psichiatra), Marzia Benazzi (insegnante) e Luciana Bianchera (formatrice). L'invito a partecipare all'incontro è rivolto in particolare a insegnanti, terapeuti, operatori sociali, educatori, genitori e figli. Il libro di Stoppa inizia così: "Le persone della mia generazione vivono nell'inconscia convinzione che il mondo finirà con loro". Cosa intende? «Volevo evidenziare un sentimento di molti adulti d'oggi, in particolare di coloro che negli anni '60 e '70 sono stati protagonisti della contestazione studentesca. E cioè la convinzione di aver vissuto una stagione irripetibile, ma finita troppo presto, o che comunque non ha prodotto gli esiti auspicati. Si tratta evidentemente di una convinzione in cui si manifesta una scarsa fiducia nelle potenzialità creative delle nuove generazioni». Come mai si è è rotto il patto fra le generazioni? «Tre motivi: la condizione di amorevole dipendenza in cui sono tenuti i giovani, cosa che esclude ogni scambio reciproco; la scomparsa della comunità come polo necessario nel ricambio generazionale; la difficoltà degli adulti di essere dei solidi punti di riferimento, coloro che preparano i nuovi venuti alla vita non sottraendosi agli inevitabili scontri». Nel libro si legge “Non si può restituire ciò che non si è ricevuto": qual è il significato della restituzione? «A livello di trasmissione tra le generazioni, restituire è un'operazione che si realizza passando a chi viene dopo di sé ciò che si è a propria volta ricevuto. Non tanto beni o ideali quanto il senso più intimo dell'esperienza umana, il "sentimento della vita", ciò che ci lega alle cose, agli altri e al mondo. Quali speranze possono avere i giovani d'oggi? «La speranza di non attendersi soluzioni dall'alto, ma di poter essere la generazione che, almeno in parte, potrà riscrivere "dal basso" il rapporto tra le persone e la comunità da un lato, e la macchina organizzativa, cioè il sistema economico-politico dall'altro: partendo da fatti minimali, quotidiani, locali ma che grazie alla rete possono trovare un'eco più ampia e aperta». Info: tel. 0376 263674, Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.